Storytelling e Intelligenza Artificiale

Noi siamo fatti di racconto, raccontiamo ad altri e ci raccontiamo continuamente a noi stessi, durante la veglia e durante il sonno. Ci svezzano a furia di racconti potremmo dire. Il nostro cervello si plasma grazie ai racconti e agli stimoli non solo puntuali ma coordinati di chi ci sta vicino.

Se esiste una relazione tra Storytelling e Intelligenza Artificiale è una domanda molto intrigante perché ci si chiede, sostanzialmente, se abbiamo proprio bisogno di collaborare con delle macchine, e con l’Intelligenza Artificiale in particolare, durante questo tipo di attività, tutta nostra, tutta umana? Le storie le raccontano anche i robot?

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Se ci pensiamo le macchine, con l’intelligenza artificiale, non stanno facendo altro che diventare dei registratori evoluti dei nostri racconti. Poi stanno anche incamminandosi verso la capacità opposta, vale a dire la capacità di riprodurre i racconti, e visto che ci sono, ci aiutano a riprodurre contenuti in combinazioni nuove che ci sembrano racconti mai ascoltati prima.

L’Intelligenza Artificiale, e il Machine Learning in particolare, nella sua forma più produttiva o narrow che stiamo imparando a conoscere su scala industriale negli ultimi anni è uno strumento in un certo senso un registratore di racconti. Addestrare un algoritmo di tipo supervisionato significa sostanzialmente mostrargli fatti, documenti, materiale utile per poter apprendere. L’algoritmo cerca poi di derivare gli elementi comuni presenti nel materiale fornito per far in modo che in presenza di nuovo materiale a lui sconosciuto sia in grado di metterlo a confronto, classificarlo e interpretarlo in qualche modo. Quando addestriamo un algoritmo per il riconoscimento di immagini, ad esempio, per riconoscere i famosi “gattini” di Internet non facciamo altro che raccogliere migliaia di foto di gattini e sottometterle all’algoritmo che foto dopo foto registra caratteristiche peculiari dell’immagine fornita e le mette in relazione con le caratteristiche osservate nelle immagini viste in precedenza. Passo dopo passo il nostro addestramento diventa sempre più completo al punto che le nuove immagini che forniamo sembreranno all’algoritmo dei dejàvu. Allora il gioco sarà fatto, l’algoritmo avrà raggiunto un’accuratezza tale quasi da sembrarci intelligente. Ma l’algoritmo sarà perfettamente inconsapevole di ciò che ha imparato.

Quindi lo storytelling, per certi versi, sta diventando l’ingrediente principe della programmazione moderna (o meglio addestramento) delle macchine e degli algoritmi informatici. In questi casi, non servono solo programmatori informatici in grado di tradurre, tradizionalmente, un requisito o una richiesta di un utente nel linguaggio delle macchine ma i team di Intelligenza Artificiale includono sempre più figure professionali molto più varie, anche di tipo umanistico, in grado di costruire storie e percorsi di addestramento appropriati da rivolgere ai computer.

Anche l’altra direzione è evidentemente affascinante ed è quella dove è il computer a formulare il proprio risultato sotto forma di storia. Meglio, l’Intelligenza Artificiale può  aiutare a generare storie, anche mai viste e sentite prima, raccontate in un linguaggio sempre più vicino a quello a cui siamo abituati ad usare, e in sempre più contesti.

Vi sono due elementi fondanti in tutto questo che possono aiutarci a interpretare il contributo dell’Intelligenza Artificiale e il suo trend evolutivo rispetto allo storytelling.

Da una parte vi è la migliore efficacia ergonomica che l’Intelligenza Artificiale permette di fornire a tutte le interfacce uomo-macchina. Usare evidentemente la voce per fare una richiesta al nostro smartphone o al nostro ascensore o alla nostra auto è più veloce e naturale che scriverla su una tastiera. Oppure comunicare con un gesto o ascoltare un racconto o vedere i fatti rappresentati in molteplici modalità grafiche o iconiche e che tenga conto anche della nostra reazione emozionale, sono ulteriori esempi della migliore ergonomia. Questa è la parte più apparente e forse appariscente dell’Intelligenza Artificiale, in stretta relazione allo storytelling. Le interfacce uomo-macchina non sono solo una sequenza di momenti atomici, transazioni isolate, sono sempre più conversazioni multi-modali, che accendono più di un senso.

Nel secondo caso, quando l’Intelligenza Artificiale ci aiuta a costruire nuove storie, è come questa entrasse nella stanza dei bottoni potremmo dire, per gli scopi e i motivi più disparati. Perché abbiamo bisogno d’aiuto nel costruire storie? Perché abbiamo sempre fatto così, è nella nostra storia evolutiva come specie umana, se ci pensiamo. Costruire storie è stato l’elemento non solo che ci ha caratterizzato ma ci ha aiutato a farci sopravvivere e crescere. L’invenzione della scrittura è probabilmente l’elemento di svolta principale perché ci ha permesso di accumulare storie nella forma di conoscenze in modo economico che generazioni successive hanno di volta in volta utilizzato. L’intelligenza Artificiale è uno strumento che ci permette di aumentare le nostre capacità decisionali aiutandoci a navigare ed utilizzare le storie e la conoscenza che accumuliamo, sempre più grandi e vaste e non più alla portata di un solo individuo. Inoltre, l’Intelligenza Artificiale ci aiuta a creare nuova conoscenza, ad aggregarla in nuovi modi ed utilizzarla per risolvere più rapidamente o con più efficienza ed economicità i problemi di tutti i giorni.

Lo storytelling e l’Intelligenza Artificiale trovano sempre più punti di contatto e ne troveranno, a mio giudizio, ancora di più in futuro man mano che si passerà dall’analizzare dati in modo puntuale o supportare una decisione da fatti atomici ed apparentemente indipendenti a considerare il contesto in cui quell’analisi deve essere effettuata o quella decisione deve essere presa o interpretata. Il contesto èper sua natura multimodale, è eterogeneo, è fatto di dati anche molto eterogenei e rappresentati in forme diverse. In altre parole il contesto è ciò che usiamo per dar senso alle cose. Da questo punto di vista lo storytelling ha tantissimo da insegnare all’Intelligenza Artificiale.

 

 

Queste sono le mie riflessioni che ho condiviso con Joseph Sasson in una interessante chiacchierata tra noi e che mi piace condividere su questo blog. Joseph, in suo libro “Storytelling e Intelligenza Artiificale” edito da Franco Angeli, allarga ulteriormente il contesto e fornisce prospettive multiple e interessanti.

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