Competenze Trasversali: Innovazione, Tecnologie Digitali e Invenzioni

In questi giorni ho incrociato diversi concetti provenienti da varie letture a prima vista distanti tra di loro:

Il risultato, come si può immaginare, è un guazzabuglio di pensieri che si intrecciano e cercano di autocorrelarsi tra loro. Faccio poco sforzo a metterli assieme, io, si mettono assieme tra loro.

Tutto questo si è intersecato con l’organizzazione del primo modulo del corso “Tecnologie Emergenti e Innovazione” a cui contribuisco come docente aggiunto organizzato dal dipartimento di Computing Science dell’Università di Bari. Qualche giorno fa ho scritto, assieme agli altri due docenti (il prof Malerba (course tenure – ) e Domenico Cuoccio ) (qui è il link: https://www.linkedin.com/pulse/university-bari-emerging-technologies-innovation-course-pietro-leo/ ) un breve articolo che richiamava i concetti che abbiamo condiviso con i ragazzi durante il primo modulo: imparare a riconoscere e misurare l’innovazione e il contributo delle nuove tecnologie rispetto ai problemi che ci circondano e inventare, se seve, qual cosa di nuovo.

Quando abbiamo disegnato i contenuti del corso ci è sembrato importante fornire non solo agli studenti conoscenze su tecnologie ed ambiti tecnologici verticali ma, come primo passo, fornire i concetti fondamentali per comprendere e guardare dentro nell’intersezione tra tre grandi fenomeni: le tecnologie (emergenti), l’innovazione e la capacità di generare invenzioni e creazione di proprietà intellettuale. In buona sostanza, fornire gli strumenti per imparare a guardare “oltre”. Oltre l’’hype” e al “buzz” e, in un certo senso, alla moda del momento. Sperabilmente oltre il 2025, considerando quanto detto prima.

Sarà l’influenza del corso appena citato ma mi piace condividere alcune riflessioni che emergono da tutto questo e che vanno a sostegno del perché c’e’ bisogno di competenza trasversali nel curriculum di ognuno:

La prima osservazione è che si è sommersi da tanti concetti specializzati, tanti temi di natura tecnologica, idee e piani che ai più dicono forse poco o nulla. Devi essere un addetto ai lavori per muoverti dentro e capire come connetterli al tuo vissuto e a quello che farai come individuo o come organizzazione. Come in una stanza buia o in un posto sconosciuto devi imparare a costruire mappe su come muoverti. Imparare a costruire un quadro d’assieme su cui ragionare.

La seconda osservazione è che al pari delle famose discipline STEM occorre fare un ulteriore salto in avanti: non possiamo non dare alle nuove generazioni contenuti poliedrici, trasversali. O meglio, è necessario dotarsi di strumenti che aiutino a mettere assieme fenomeni che nascono in settori anche molto distanti tra di loro. Avere una mente cross-Industry, qualcuno direbbe. Anche perché, se una “silicon plans” deve vivere ha bisogno di ragionare in modo sistemico e non solo come somma di parti indipendenti.

Terzo punto. I problemi di domani si risolveranno con le tecnologie di domani. Si, per carità, noi possiamo pensare ad una roadmap evolutiva ma il mindset di cui occorre disporre è quello che ci vede proiettati in avanti ed immaginarsi soluzioni con qualcosa che non esiste ancora nemmeno o nella forma che sarà. Non è il buzz tecnologico, quindi, che ci da -la risposta ai problemi ma è la loro proiezione futura e molto più importante è il loro effetto combinatorio nel tempo.

Per queste osservazioni, e magari anche altre, occorre a mio avviso disporre competenze trasversali, come quelle indicate prima. Paradossalmente queste competenze non nascono spontaneamente, talvolta sono anche empiriche e si plasmano sul campo, ma sono necessarie. E un ecosistema intellettuale, seppur guidato da competenze tecnologiche, come è quello della Puglia e di quello che vuole diventare non può non disporre.

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