Ho catturato l’immagine che vedete qui di seguito in un convegno a cui ho avuto modo di partecipare recentemente a Lisbona. Il contesto è quello di uno speech che andava a delineare principali trend e driver del cambiamento digitale.
Il percorso indicato nell’immagine è di una semplicità estrema ma, allo stesso tempo, profondo. Ha avuto il potere di costringermi a ripensare, in un attimo, i miei 25 anni di Information Technology.
Nell’essenza, il messaggio è che siamo passati, e forse non ce ne rendiamo ancora conto, da un modo di pensare un sistema IT quasi fosse un sistema artigianale ad un approccio industriale e più recentemente post-industriale, specie con l’apporto dell’AI. L’automazione impatta tutti i settori, nessuno si senta escluso! Quindi anche l’IT.
Effettivamente ricordo gli anni dell’approccio “custom”. Piccoli e grandi sistemi, pensati, ripensati e ri-costruiti di sana pianta. Era più facile, e magari più comodo ed economico, fare ciò. La customizzazione o anche approccio “ad hoc” toccava tutto: infrastruttura, applicazione, dati. Si smontava e si ri-montava in modo nuovo e con nuovi ingredienti tecnologici. Chi spingeva per far ciò? Chi guidava i Sistemi Informativi. Chi guidato dall’esperienza, dalla capacità e dalla visione tecnologica ma anche in alcuni casi dalla curiosità spingeva a ri-costruire per far fronte a nuove esigenze e rendere più efficienti i sistemi. Dovevi disporre di skill tecnici profondi, però. L’esercizio più bello, per quanto mi riguarda, da architetto di soluzioni, era proprio quello mettere assieme la squadra giusta, e il dosaggio di competenze giuste per risolvere il problema.
L’artigiano IT sta lasciando man mano sempre più spazio alla fabbrica IT, alla catena produttiva. Si sono invertite le parti: non è lo skill il driver principale del cambiamento ma la tecnologia stessa. E’ come se il rinnovamento tecnologico e le nuove tecnologie che man mano vengono introdotte intrinsecamente portano con sé la giustificazione al cambiamento, al rinnovamento.
E’ un processo incrementale, può funzionare solo se è caratterizzato dalla presenza di standard. Sono questi ultimi che rendono possibili i cambiamenti, di fatto. Gli standard non sono solo strumenti per far parlare mondi diversi tra loro o ampliare le alternative a noi disponibili gli standard sono delle piazze, dei punti di incontro dove ci si sposta assieme in avanti, come nel caso dei movimenti open source.
Tutto questo viene man mano sedimentato e inglobato dalla tecnologia in aggregati che automatizzano sempre più task prima fatti da specialisti IT. Queste sono le piattaforme, le vere e proprie catene di montaggio dell’era industriale dell’IT. Le piattaforme IT inglobano standard e sempre più ampie porzioni della complessità legata allo sviluppo di un sistema informatico. C’e’ un evidente trade off ed è legato alle stesse piattaforma IT, che pongono vincoli e definiscono modalità di operare ben definite togliendo parte di quella libertà creativa che forse si aveva con lo sviluppo “ad hoc”. Ma questo è il prezzo da pagare al tempo dell’Agile, del DevOps e del modo di fare contemporaneo.
Siamo in era post-industriale anche per l’IT, o quanto meno ci stiamo entrando rapidamente. L’immagine che ci ricorda questo è questa, sempre tratta dallo stesso speech.
E’ una metafora di quello che sta succedendo all’IT considerando quello che è già avvenuto in alcune altre industrie, come quella dell’automotive nel caso dell’immagine. La catena di montaggio è fatta in modo diverso: si vedono uomini sul fronte diremmo? No, almeno in questi due momenti della catena di montaggio automobilistica e in questi particolari plant gli uomini sono nelle retrovie a governare la catena stessa.
Questa metafora è utile a mio avviso per dare sostanza al concetto dell’era post-industriale dell’IT dove la robotizzazione di molte parti dello sviluppo e dei Data Center stessi, a partire dall’infrastruttura IT, cresce in modo significativo.
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